STEP 6 – LA SCACCHIERA

[Parte 7 di Architettura e modernità-Riassunto] Con la mostra Deconstructivist Architecture, del novembre 1988, entrano in campo sette nuove personalità, portatrici di una nuova idea architettonica: P. Eisenman, Z. Hadid, F. Gehry, B. Tschumi, D. Libeskind , R. Koolhaas e Coop Himmelb(l)au. Quest’idea prende una direzione frammentata, dinamica che non annulla il vecchio, il preesistente e la norma classica, ma li riprende cambiando del tutto il loro significato ( come prendere il Promessi Sposi e leggerli secondo le pulsioni erotiche dell’inconscio freudiano) , valicando così la rete della conoscenza e allargando la percezione dell’esistere.
Esempio – Casa di Santa Monica di Frank Gehry: Qui il significato delle icone convenzionali viene completamente decostruito, il tradizionale ordine della composizione esplode in un’estetica casuale composta da materiali di scarto, dove la gerarchia tra fronte formale e retro informale viene annullata.
Caratteristica degli architetti di questo periodo è una preparazione multidisciplinare che li porta a spaziare in diversi ambiti che, pur essendo differenti tra di loro, contribuiscono alla formulazione dell’idea architettonica. In questa tipologia rientra l’architetto polacco Daniel Libeskind, la quale capacità di rompere gli schemi, di estendersi e di non racchiudersi nei piani della tradizione funzionalista è frutto sia del suo studio nel campo dell’architettura sia di quello nel campo della storia e della filosofia. Libeskind si muove nello spazio schizzando freneticamente, lacerando e zigzagando; il layer assume il significato della drammaticità di un mondo che non è più in grado di rimettere insieme i suoi pezzi.
Una figura importante di questo periodo, che non fa parte le sette personalità sopra citate, è quella di Steven Holl. La progettazione di Holl si basa su dei criteri ben consolidati : esperienze dirette, fisiche e psicologiche devono fondersi in un unico progetto che deve sempre basarsi su un’idea forza che lo genera e lo porta avanti fino al suo completo compimento. Fondamentale è il rapporto con il contesto.
Il fattore architettura-contesto prende grande rilevanza negli anni ’90 , l’era di un ormai matura società post-industriale che porta alla nascita di rilevanti questioni in campo urbanistico:
1) Il tema delle brown areas (aree dismesse), luoghi contemporanei con grandi potenzialità che interessano particolarmente il campo della ricerca architettonica;
2) Il tema dei rapporti architettura-natura che si manifesta operando grandi risarcimenti di naturalità negli ambienti urbani ma anche in tutti quei territori devastati collocati nelle diverse parti del pianeta.
Questi principi vengono sintetizzati nel progetto di Potsdamer Platz di Renzo Piano a Berlino. Piano è consapevole del fatto che ci troviamo ormai calati nella società dell’informazione e che quindi l’idea di città-zoning, rigidamente divisa in tempi e spazi va assolutamente abolita. Ad aiutare Piano in questo salto è il concetto di mixitè che da una parte comporta la combinazione di diverse funzioni e dall’altra implica la compenetrazione tra il campo privato e pubblico. Le zone non sono più predefinite, ma vi è un continuo intreccio di usi. In Potsdamer Platz Piano ingloba gli edifici circostanti coinvolgendoli anche nel sistema dei percorsi, un approccio che fonde formazione blocco-strada e svincolamento dei blocchi edilizi dalla strada.

Altro argomento trattato in questo periodo è quello del rapporto osmotico tra infrastruttura e città, tema largamente studiato dagli architetti Enric Miralles e Carme Pinòs, che furono tra i primi a rendere evidenti alcune idee di interscambio tra architettura e paesaggio. Tra i loro esempi più rilevanti troviamo Biosphere 2, un progetto che tenta di intraprendere la strada dell’ecologia senza però riuscirci a pieno poiché non viene posta abbastanza attenzione al tema del consumo energetico. L’idea era comunque quella di articolare spazi della vita in un flusso aperto e dinamico che gli edifici conformano insieme alla natura, un’idea che segnerà le basi di un possibile sviluppo di un’architettura autonoma, svincolata dalle reti infrastrutturali.
In un clima dove ad emergere sono la genialità ingegneristica e architettonica di Santiago Calatrava e l’inventiva tecnologica di Jean Nouvel, troviamo Rem Koolhaas, architetto di spicco che fa confluire nel suo lavoro tutte le discipline studiate precedentemente quali cinema, arte e giornalismo, per conferire una particolare qualità ai sui prodotti architettonici. Alla base dei progetti di Koolhaas ricorre spesso un principio a-compositivo, sommatorio e additivo. Egli scrive S,M,L,XL dove, riprendendo il concetto ‘dal cucchiaio alla città’, sottolinea il fatto che vanno applicati sempre gli stessi principi, senza fare distinzione tra piccoli interventi e quelli a scala urbana. Infatti, per esempio, nel progettare Casa dell’Ava a Parigi, Koolhaas riprende una serie di principi analitici, usati anche nel masterplan di Euralille, che staccano i vari corpi e le parti del programma.
La genialità di Koolhaas sta inoltre nel saper risolvere in un unico gesto struttura e forma, interno ed esterno che porta ad una fusione tra pavimento e soffitto, tra percorso e spazio.
Il progetto preso in considerazione per l’esercitazione della scacchiera reincarna proprio questa capacità.

Stiamo parlando della Jussieu Libraries.
IL BANG: THE FOLD – La piega

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Attraverso questo progetto Koolhaas vuole creare uno spazio pubblico vivace , integrando il campus nella città, trasformandolo così in una vera e propria esperienza urbana. La biblioteca si manifesta all’esterno in modo chiaro e nitido, come se venisse letta attraverso raggi-x. Un unico circuito continuo che sembra quasi essere il prolungamento della strada esterna, dove i principali spazi pubblici sono definiti come le assenze di costruzione e le sezioni suggeriscono che i soli volumi reali dell’ edificio sono gli spazi interstiziali tra i piani . Ogni piano di questo circuito ha una sua identità; non è più solo una libreria, ma piuttosto un sistema costituito da molte componenti diverse tra loro. Koolhaas non mira a configurazioni stabili, separate e cristallizzate, ma alla formulazione di ibridi innominabili (l’architettura, come la pellicola, prevede la progettazione di “episodi” e “montaggio”)
Se il movimento architettonico delle rampe è indeterminato, il movimento meccanico degli ascensori e delle scale mobili è lineare e determinato. Insieme, questi due tipi di connessioni formano una rete complessa di relazioni spaziali, una varietà di percorsi diversi attraverso l’edificio.

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